Presentati.
Mi chiamo Marco
Alfaroli e sono un vigile del fuoco. Sì, un pompiere! Di quelli che si vedono
con la faccia annerita dal fumo a fine incendio alle spalle del giornalista,
mentre il cameraman riprende per il TG. Faccio il mio lavoro con passione e
coltivo molti hobby nel tempo libero, uno di questi è scrivere. L’altro, non
meno importante, è disegnare.
Come è nata la passione per la scrittura?
La
passione per la scrittura è nata col trascorrere degli anni. Direi che è un mix
ti tante passioni e la principale è la fantascienza. Assorbita dai film, dai
libri di Urania di mio padre che conservo ormai vecchi e ingialliti, dalle
serie TV degli anni ’70 che hanno fatto sognare la mia generazione, e dai
fumetti. La bande dessinée, infatti, mi ha accompagnato fino all’età adulta, il
mio fumetto preferito è stato Nathan Never, pieno di citazioni cinematografiche
e ben disegnato. Ho provato per anni a disegnare fumetti, così per gioco...
come direbbe Fantozzi: “per puro spirito sportivo”. Poi, agli inizi del 2000,
sono cambiate tante cose, è arrivato Windows Xp, internet si è potenziato, ed è
stato naturale per me diventare blogger. Il blog è come una rivista che non va
in edicola ma può essere tranquillamente sfogliata da un utente che vive in
Australia o in Giappone... è fantastico! Nessun editore può assicurare una
copertura simile. Col blog e leggendo i blog degli altri ho affinato le mie
tecniche di illustrazione, mi sono comprato la tavoletta grafica e ho
abbandonato l’idea di raccontare storie attraverso i fumetti. Il passo
successivo è stato scriverle come romanzi o racconti, quelle storie, e
illustrarne le copertine, visto che sono in grado di farlo.
Qual è il tuo stile?
Non
so dire quale sia il mio stile, non suddivido gli autori che ho letto in stili
di scrittura. Per quanto mi riguarda cerco di scrivere più semplice e
scorrevole possibile, e poi mi metto nelle mani di editor capaci; vorrei
segnalarli qui: sono gli scrittori Diego Bortolozzo, Guido de Eccher e Gianluca
Turconi. Bravissimi colleghi e amici.
Il genere letterario che preferisci di più?
La
fantascienza. Però leggo volentieri anche i romanzi storici e i saggi sulla
storia delle religioni, di questi ultimi il migliore secondo me è Inchiesta
su Gesù di Corrado Augias e Mauro Pesce. Infine mi appassionano i libri di
denuncia politica, ho letto quasi tutti i libri di Marco Travaglio: un
giornalista scrittore preciso, tagliente e ironico.
Quale genere letterario non ti piace?
Il
romance, mia moglie dice sempre che sono romantico quanto un termosifone
spento e devo ammettere che ha ragione.
Come nascono le tue storie?
Vengono
da sé. Non potrei mai scrivere a comando. Non potrei, per esempio, scrivere
sceneggiature per telefilm. È un lavoraccio! Bisogna farsi venire delle buone
idee anche quando non si ha voglia di creare un bel niente.
In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
No. I miei personaggi sono la cosa più lontana da me che ci possa essere.
Costruisco per loro una personalità credibile, devono fare cose che io non
riuscirei mai a fare, sia nel bene che nel male. E mentre scrivo la storia
cerco di restar fedele al modo di pensare che ho loro imposto.
Come è nata la tua ultima opera?
Il
mio ultimo romanzo, ancora inedito, è nato dal mio desiderio d’avventura. È
fantascienza, ma tende al fantasy... più Flash Gordon e meno 2001:
Odissea nello spazio.
Stai lavorando a qualche altro libro?
Ho
scritto due racconti con i quali parteciperò a due concorsi.
Il tuo sogno?
Non
ne ho. Può avere dei sogni chi gioca a calcio ed è bravo, chi scrive deve farlo
senza obiettivi, perché se mira ai soldi immagina solo quelli e il giorno in
cui li incasserà. Spreca così tutta la fantasia in un miraggio. Invece il
miraggio deve scriverlo sulla carta per i suoi lettori, e lui deve essere il
primo a crederci.
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