Presentati.
Ciao e grazie Stefania per questa opportunità che offri a
me come a tanti emergenti.
Sono
un’italiana all’estero da vent’anni esatti; in origine sono di Forlì, poi per
amore ho semplicemente seguito mio marito, ricercatore per un Centro di Ricerche
francese. Mi sono fidata ciecamente delle sue scelte e non me ne sono mai
pentita. Così mi sono trasferita a Roma, poi
in Francia, quindi per dodici anni in Africa (Sudafrica e Mozambico) e ora
risiedo da due anni nelle colline attorno a Montpellier. Tanto tempo fa sono
stata farmacista e direttore tecnico di un laboratorio omeopatico, ma le
occasioni della vita hanno scelto qualcosa di diverso per me, allora suono il
pianoforte, do lezioni di musica e scrivo.
Come
è nata la passione per la scrittura?
Quella
c’è sempre stata, ma quando scrivevo sui diari segreti c’erano solo banali innamoramenti
e belle giornate di sole: mi sono detta fin da allora che avrei dovuto
aspettare di avere davvero qualcosa da raccontare. Poi devo dire che ho aspettato
parecchio, ma l’ho fatto. Non mi piacciono i libri facili e banali.
Qual
è il tuo stile?
Domanda
difficile. Ho cercato di fare attenzione all’uso delle parole perché a volte
l’argomento non era facile, mi pare che il risultato sia piuttosto concreto e senza
aggettivi inutili per mantenere aderenza alla storia; direi molto realista e
ricco di descrizioni. Spero che per il lettore risulti comunque scorrevole ma
preciso.
Il
genere letterario che preferisci?
Narrativa,
con tratti di psicologia e introspezione. Per anni ho letto classici italiani,
poi vivendo all’estero con persone di altre culture mi sono avvicinata alle
letterature straniere e moderne. Leggo anche polizieschi per rilassarmi.
Quale
genere letterario non ti piace?
L’horror
e il rosa troppo rosa.
Come
nascono le tue storie?
Nascono
da esperienze sfiorate, ascoltate o lette, da qualcosa che mi ha colpita o
comunque emozionata. La mia attenzione è rivolta ai giovani e a tutte le
opportunità possibili di una vita diversa: di certo sono influenzata dal fatto
che da vent’anni vivo fuori dalla mia città di origine, circondata da persone
che hanno in qualche modo perso le loro radici.
In
genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Direi
di sì. Provo a discostarmene il più possibile nei racconti, ma il libro
racconta esperienze reali, quindi è stato inevitabile. E poi immedesimarsi nei
personaggi che si descrivono rende più credibile il personaggio stesso. In
particolare direi che mi sono immedesimata in Carlotta, la protagonista
adolescente de “L’elefante è già in valigia”, più ancora che nella madre.
Come
è nata la tua ultima opera?
È nata tanto
tempo fa, vivendo davvero in Africa con la mia famiglia, a Pretoria e Maputo. È
stata un’esperienza unica, “stra-ordinaria” non nel comune senso della
parola, ma proprio al di fuori dell’ordinario. Vedendo i figli crescere in un
continente così diverso dal nostro, osservando le loro classi piene di
ragazzini di molte nazionalità diverse e avendo l’obiettivo di rientrare in
Europa, ho cominciato a pensare di scrivere una storia che raccontasse una
realtà sconosciuta a tanti, dato che in Italia ancora non si sceglie facilmente
di lasciare la propria città. Ho cominciato a documentarmi anche su Internet e
ho trovato un sito estremamente interessante e di grande aiuto per le
espatriate: Expatclic, gestito da signore piene di grinta e umanità; quindi
molte informazioni sui “Third Culture Kids”. Volevo davvero scrivere di
quell’esperienza, perché l’Africa è complessa, piena di contraddizioni, drammi
e meraviglie; per raccontarla ho
costruito il personaggio di una ragazza italo-francese, con tutte le
difficoltà dell’inserimento nella società italiana, a lei del tutto sconosciuta,
e con tanti ricordi e immagini dell’Africa che affiorano inevitabilmente in
ogni occasione.
Stai
lavorando a qualche altro libro?
A
parte un paio di racconti, sto lavorando ad un progetto con una vecchia amica,
piuttosto ambizioso – non ne posso proprio parlare – e ad altri di traduzione.
Il
tuo sogno?
Trovare
uno stile, un metodo e la determinazione per continuare a scrivere o tradurre,
perché mi diverto moltissimo!
Contatti:
paola.farolfi@gmail.com
Mi paci!! ;) e appena potrò mi comprerò il tuo libro. Ciao e in bocca al lupo... ma che viva, il lupo.
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