martedì 15 settembre 2015

Intervista a Paola Casadei

Presentati.
Ciao e grazie Stefania per questa opportunità che offri a me come a tanti emergenti.
Sono un’italiana all’estero da vent’anni esatti; in origine sono di Forlì, poi per amore ho semplicemente seguito mio marito, ricercatore per un Centro di Ricerche francese. Mi sono fidata ciecamente delle sue scelte e non me ne sono mai pentita. Così mi sono trasferita a Roma, poi in Francia, quindi per dodici anni in Africa (Sudafrica e Mozambico) e ora risiedo da due anni nelle colline attorno a Montpellier. Tanto tempo fa sono stata farmacista e direttore tecnico di un laboratorio omeopatico, ma le occasioni della vita hanno scelto qualcosa di diverso per me, allora suono il pianoforte, do lezioni di musica e scrivo.

Come è nata la passione per la scrittura?
Quella c’è sempre stata, ma quando scrivevo sui diari segreti c’erano solo banali innamoramenti e belle giornate di sole: mi sono detta fin da allora che avrei dovuto aspettare di avere davvero qualcosa da raccontare. Poi devo dire che ho aspettato parecchio, ma l’ho fatto. Non mi piacciono i libri facili e banali.

Qual è il tuo stile?
Domanda difficile. Ho cercato di fare attenzione all’uso delle parole perché a volte l’argomento non era facile, mi pare che il risultato sia piuttosto concreto e senza aggettivi inutili per mantenere aderenza alla storia; direi molto realista e ricco di descrizioni. Spero che per il lettore risulti comunque scorrevole ma preciso.

Il genere letterario che preferisci?
Narrativa, con tratti di psicologia e introspezione. Per anni ho letto classici italiani, poi vivendo all’estero con persone di altre culture mi sono avvicinata alle letterature straniere e moderne. Leggo anche polizieschi per rilassarmi.

Quale genere letterario non ti piace?
L’horror e il rosa troppo rosa.

Come nascono le tue storie?
Nascono da esperienze sfiorate, ascoltate o lette, da qualcosa che mi ha colpita o comunque emozionata. La mia attenzione è rivolta ai giovani e a tutte le opportunità possibili di una vita diversa: di certo sono influenzata dal fatto che da vent’anni vivo fuori dalla mia città di origine, circondata da persone che hanno in qualche modo perso le loro radici.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Direi di sì. Provo a discostarmene il più possibile nei racconti, ma il libro racconta esperienze reali, quindi è stato inevitabile. E poi immedesimarsi nei personaggi che si descrivono rende più credibile il personaggio stesso. In particolare direi che mi sono immedesimata in Carlotta, la protagonista adolescente de “L’elefante è già in valigia”, più ancora che nella madre.

Come è nata la tua ultima opera?
È nata tanto tempo fa, vivendo davvero in Africa con la mia famiglia, a Pretoria e Maputo. È stata un’esperienza  unica, “stra-ordinaria” non nel comune senso della parola, ma proprio al di fuori dell’ordinario. Vedendo i figli crescere in un continente così diverso dal nostro, osservando le loro classi piene di ragazzini di molte nazionalità diverse e avendo l’obiettivo di rientrare in Europa, ho cominciato a pensare di scrivere una storia che raccontasse una realtà sconosciuta a tanti, dato che in Italia ancora non si sceglie facilmente di lasciare la propria città. Ho cominciato a documentarmi anche su Internet e ho trovato un sito estremamente interessante e di grande aiuto per le espatriate: Expatclic, gestito da signore piene di grinta e umanità; quindi molte informazioni sui “Third Culture Kids”. Volevo davvero scrivere di quell’esperienza, perché l’Africa è complessa, piena di contraddizioni, drammi e meraviglie; per raccontarla ho  costruito il personaggio di una ragazza italo-francese, con tutte le difficoltà dell’inserimento nella società italiana, a lei del tutto sconosciuta, e con tanti ricordi e immagini dell’Africa che affiorano inevitabilmente in ogni occasione.

Stai lavorando a qualche altro libro?
A parte un paio di racconti, sto lavorando ad un progetto con una vecchia amica, piuttosto ambizioso – non ne posso proprio parlare – e ad altri di traduzione.

Il tuo sogno?
Trovare uno stile, un metodo e la determinazione per continuare a scrivere o tradurre, perché mi diverto moltissimo!

Contatti:
paola.farolfi@gmail.com

1 commento:

  1. Mi paci!! ;) e appena potrò mi comprerò il tuo libro. Ciao e in bocca al lupo... ma che viva, il lupo.

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