martedì 19 maggio 2015

Intervista a Francesca Rossini

Chi è Francesca Rossini?
Sono un’insegnante e una mamma, una lettrice vorace, che ha scoperto anche la passione per la scrittura.
Vivo a Manziana, un paesino nella provincia nord di Roma e quando ho un po’ di tempo libero scrivo su varie piattaforme, soprattutto the incipit e scrivo articoli sul blog ‘il momento di scrivere’. Oppure leggo e dipingo. Ecco qui in poche righe tutte le mie passioni.

Come è nata la passione per la scrittura?
Mi piace scrivere da sempre, fin dalle scuole elementari amavo inventare storie di ogni tipo. Ricordo che quando riuscii a mettere mano su una vecchia macchina da scrivere, non facevo che ticchettare infiammandomi i polpastrelli. Ma non avevo mai scritto qualcosa di lungo e impegnativo, solo due anni fa, quando mi sono accorta che la storia che scribacchiavo su una vecchia agenda, stava diventando davvero corposa, ho preso coscienza che forse sì, potevo provare a creare un romanzo.

Qual è il tuo stile?
Non mi piacciono troppi giri di parole. Il mio scrivere è semplice e diretto. Mi piace descrivere le azioni come se avessi in mano una cinepresa invece che una penna. E mi piace far agire i miei personaggi secondo la psicologia che ho creato per loro. La parte che amo di più è infatti delineare i lati caratteriali.

Il genere letterario che preferisci di più?
Senz’ombra di dubbio il thriller, il mistero, l’azione. Ma leggo un po’ di tutto, non sono una fissata di un genere specifico, che legge solo quello.

Quale genere letterario non ti piace?
Come dicevo prima, leggo di tutto, più che un genere è una modalità di scrittura che non amo: odio le storie che non hanno trama, che sono solo un susseguirsi di frasi auliche, che stanno lì per dar sfoggio della bravura dell’autore, senza trasmettere nulla.

Come nascono le tue storie?
Non so nemmeno io come nascono, vengono così, quando meno me l’aspetto. Di solito di notte, mentre dormo, oppure mentre guido per andare a lavoro. L’idea mi colpisce improvvisa e inizio a fantasticarci su. Qualche volta resta sul mio pc sotto il file: ‘idee o incipit’, qualche altra penso che valga la pena svilupparla e la trasformo in un racconto. Oltre a Phoenix altri due lavori sono stati ritenuti da me degni di un maggiore approfondimento e sono in fase ‘ampliamento’

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Molto, anzi moltissimo, il gioco per me è tutto lì: l’immaginare una vita completamente diversa, non per forza più bella, è una forma di evasione che adoro e ancor più entrare nella mente di qualcun altro, seppur inventato, provare a vedere le cose da una prospettiva completamente differente dalla mia, mi affascina terribilmente.

Come è nata la tua ultima opera?
Ormai è aneddoto risaputo, ma ve lo narro volentieri: aspettavo l’ultima poppata di mia figlia appena nata, all’una di notte, non volevo dormire perché mi sarei svegliata ancor più insonnolita, così mi mettevo ad ascoltar musica al buio o guardando i video sul pc. Lì in quel lasso di tempo è nato phoenix, non so neanch’io come: un’idea, una semplice traccia che poi è diventato qualcosa di sempre più grande. Alla fine ho sentito l’esigenza di scriverlo. Non so spiegare bene il perché, o forse semplicemente non c’è unperché: è accaduto e basta.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Ho molta carne sul fuoco, spero di riuscir a concludere per bene tutto: ho il seguito di Phoenix, che è già a buon punto. Un romanzo completamente diverso, scritto per metà e anche progetto nuovo insieme ad altri autori, di cui però mi sembra prematuro parlare.

Il tuo sogno?
Ho tanti sogni. Quello più grande è che vada in porto la traduzione in inglese e spagnolo di Phoenix, che dovrebbe esser pronta per agosto e che lo sbarco all’estero vada bene e il mio lavoro possa essere apprezzato al di fuori dell’Italia.

Contatti:
Amazon Phoenix

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