Sono
Stefania, ho ventuno anni e studio biotecnologie presso l’università degli
studi di Pavia. Mentre frequentavo il liceo classico a Piacenza ho iniziato la
mia avventura come scrittrice, la quale mi ha portato innumerevoli
soddisfazioni. Tuttavia ho deciso di mantenere la mia passione per la scrittura
un hobby, scegliendo una carriera differente da quella che in molti si
aspettavano per me. Ho scelto di intraprendere gli studi in biotecnologie
mediche e mi sono appassionata alla genetica, iniziando a sognare di diventare
una ricercatrice.
Come è nata la passione per la
scrittura?
Ho iniziato a scrivere per me
stessa, senza pensare minimamente all’idea di far leggere i miei scritti a
nessuno. Mi piaceva pensare di poter creare e gestire delle vite, di avere il
comando. Forse perché nella vita vera non sempre le cose non vanno come avresti
voluto, mentre quando hai un foglio bianco e una tastiera sei padrone di tutto.
Poi ho iniziato a partecipare a concorsi letterari e, vedendo che le cose non
andavano per niente male, ho cominciato a sognare più in grande ed è nata la
mia prima opera, “Figlie di Diana”.
Qual è il tuo stile?
Non ho ancora uno stile ben
delineato. Mi piace affrontare temi che tocchino le corde dell’anima, che
facciano riflettere il mio lettore e che quindi lo emozionino.
Il genere letterario che
preferisci di più?
Leggo di tutto dai gialli ai
fantasy alla narrativa. I miei libri preferiti sono “Il nome della rosa” e “Il
sergente nella neve”, ma uno degli autori che maggiormente stimo è Stephen King
con i suoi personaggi brillanti e le trame perfette.
Nella scrittura credo che la
narrativa sia la mia strada, ma non mi dispiacerebbe scrivere un thriller.
Quale genere letterario non ti
piace?
In generale non disprezzo
nessun genere, ma le biografie non le ho mai trovate particolarmente
interessanti.
Come nascono le tue storie?
Alcuni miei racconti sono nati
da fatti di cronaca, altri da sogni, altri da serie tv. Ognuna trova il suo
concepimento in momenti e luoghi differenti a seconda della presenza o meno
dell’ispirazione.
In genere ti immedesimi nei
tuoi personaggi?
Sì, infatti in alcuni aspetti
mi assomigliano. In genere quasi tutti i miei personaggi hanno pensieri o
atteggiamenti nei quali mi ci rivedo e non sempre è una cosa volontaria.
Come è nata la tua ultima
opera?
“Nel cuore di Amelia” è nata da
un sogno ricorrente che avevo quando ero piccola. Riflettere sul suo
significato mi ha portato all’elaborazione di questa storia, nonostante non ci
sia nulla, se non il sogno, di autobiografico.
Stai lavorando a qualche altro
libro?
Al momento gli studi mi portano
via parecchio tempo e la scrittura è passata in secondo piano. Scrivo alcuni racconti,
ma li tengo per me. Spero di poter scrivere e pubblicare altri libri una volta
laureata.
Il tuo sogno?
Il mio sogno è diventare una
ricercatrice affermata, in Italia o più verosimilmente all’estero, e poter
contribuire alla lotta contro le malattie genetiche.
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