martedì 17 marzo 2015

Intervista a Daniela Nardi

Chi è Daniela Nardi?
Una tipa un po’ lunatica con la passione della lettura e della scrittura.
  
Come è nata la passione per la scrittura?
Credo sia nata con me, nel senso che appena ho avuto la possibilità di stringere una penna tra le dita è cominciata la meravigliosa avventura dello scrivere. A sei anni ho composto la prima poesia e da allora è stato un continuo fluire di parole nella mia testa.

Qual è il tuo stile?
Dipende da quello che sto scrivendo, riesco ad adattarlo al genere di racconto che ho in mente. Mi sono resa conto che l’influenza della poesia, sia nelle letture sia quella scritta personalmente, è stata fondamentale  ed è presente in ogni mio scritto. Come Honorè de Balac,  ricerco con pazienza certosina  parole che coinvolgano emotivamente il lettore.

Il genere letterario che preferisci di più?
Leggo di tutto, mi piace tenere la mente aperta ad ogni esperienza, però prediligo il romanzo realista e adoro in maniera incondizionata Gabriel Garcia Marquez e il suo stile magico, fortemente evocativo.

Quale genere letterario non ti piace?
Do sempre un’opportunità a tutti i generi, magari leggendo più di un libro per poi farmi un’opinione;  il fantasy però, proprio non lo digerisco, mentre i gialli e i thriller mi piacciono, ma non sarei in grado di scriverne uno.

Come nascono le tue storie?
Osservando, ascoltando, semplicemente vivendo. A volte basta cogliere una frase oppure guardare un paesaggio, assistere a un evento, scoprire il comportamento di una persona; l’importante è che la spia dell’ ispirazione sia sempre accesa.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Ogni personaggio ha qualcosa di me, anche quando è lontanissimo dalla mia natura. È importante riuscirne a cogliere i tratti psicologici e trasporli in maniera efficace nella storia che sto scrivendo. Allo stesso tempo cerco di non farmi coinvolgere troppo, non simpatizzo per questo  o quel personaggio, non esprimo giudizi. Farei un cattivo servizio al lettore, che deve sentirsi libero di formulare una personale opinione su ciò che sta leggendo.

Come è nata la tua ultima opera?
È stato un percorso lungo, durato anni. CARNE UMANA è una raccolta di racconti molto eterogenea per quanto riguarda gli argomenti, che hanno tutti una valenza sociale. Cogliere il momento giusto, la storia che colpisce e che si vuole tradurre in emozione, in confronto morale, richiede tempo e disposizione emotiva; alla fine, ti rendi conto che quello che hai scritto, le storie, gli episodi di vita, le singole esperienze, hanno in comune un sentimento, uno stato d’animo comune a tutti. Nel caso di Carne Umana è la solitudine, non intesa nel significato più semplice del sentirsi soli, ma quella che si spinge fino al solipsismo.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Ho da poco completato l’editing di un romanzo breve dal titolo MILLE GIORNI D’INVERNO. Ambientato durante la seconda guerra mondiale, è quello che si potrebbe definire un romanzo storico-familiare; è un lavoro a cui tengo molto, scritto in uno stile suggestivo, quasi magico ed è dedicato a mia madre, che mi ha raccontato tanti episodi della sua famiglia durante quel periodo tragico. E poi mi sta frullando nella testa un progettino di recupero del mio primissimo romanzo, per trasformarlo in letteratura trash e commerciale che va tanto di moda adesso! Ovviamente con tanta ironia.

Il tuo sogno?
Quello comune a tanti che scrivono: avere la possibilità di trasmettere emozioni, di arricchire l’animo di chi avrà la compiacenza di leggermi.

Contatti
Booktrailer CARNE UMANA:

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