martedì 9 giugno 2015

Intervista a Stefania Tuveri

Presentati.
Sono Stefania, ho ventuno anni e studio biotecnologie presso l’università degli studi di Pavia. Mentre frequentavo il liceo classico a Piacenza ho iniziato la mia avventura come scrittrice, la quale mi ha portato innumerevoli soddisfazioni. Tuttavia ho deciso di mantenere la mia passione per la scrittura un hobby, scegliendo una carriera differente da quella che in molti si aspettavano per me. Ho scelto di intraprendere gli studi in biotecnologie mediche e mi sono appassionata alla genetica, iniziando a sognare di diventare una ricercatrice.

Come è nata la passione per la scrittura?
Ho iniziato a scrivere per me stessa, senza pensare minimamente all’idea di far leggere i miei scritti a nessuno. Mi piaceva pensare di poter creare e gestire delle vite, di avere il comando. Forse perché nella vita vera non sempre le cose non vanno come avresti voluto, mentre quando hai un foglio bianco e una tastiera sei padrone di tutto. Poi ho iniziato a partecipare a concorsi letterari e, vedendo che le cose non andavano per niente male, ho cominciato a sognare più in grande ed è nata la mia prima opera, “Figlie di Diana”.

Qual è il tuo stile?
Non ho ancora uno stile ben delineato. Mi piace affrontare temi che tocchino le corde dell’anima, che facciano riflettere il mio lettore e che quindi lo emozionino.

Il genere letterario che preferisci di più?
Leggo di tutto dai gialli ai fantasy alla narrativa. I miei libri preferiti sono “Il nome della rosa” e “Il sergente nella neve”, ma uno degli autori che maggiormente stimo è Stephen King con i suoi personaggi brillanti e le trame perfette.
Nella scrittura credo che la narrativa sia la mia strada, ma non mi dispiacerebbe scrivere un thriller.

Quale genere letterario non ti piace?
In generale non disprezzo nessun genere, ma le biografie non le ho mai trovate particolarmente interessanti.

Come nascono le tue storie?
Alcuni miei racconti sono nati da fatti di cronaca, altri da sogni, altri da serie tv. Ognuna trova il suo concepimento in momenti e luoghi differenti a seconda della presenza o meno dell’ispirazione.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Sì, infatti in alcuni aspetti mi assomigliano. In genere quasi tutti i miei personaggi hanno pensieri o atteggiamenti nei quali mi ci rivedo e non sempre è una cosa volontaria.

Come è nata la tua ultima opera?
“Nel cuore di Amelia” è nata da un sogno ricorrente che avevo quando ero piccola. Riflettere sul suo significato mi ha portato all’elaborazione di questa storia, nonostante non ci sia nulla, se non il sogno, di autobiografico.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Al momento gli studi mi portano via parecchio tempo e la scrittura è passata in secondo piano. Scrivo alcuni racconti, ma li tengo per me. Spero di poter scrivere e pubblicare altri libri una volta laureata.

Il tuo sogno?

Il mio sogno è diventare una ricercatrice affermata, in Italia o più verosimilmente all’estero, e poter contribuire alla lotta contro le malattie genetiche.

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