martedì 1 dicembre 2015

Intervista a Beatrice Barbiero

Presentati.
Ciao a tutti! Mi chiamo Beatrice Barbiero, nata e cresciuta a Venezia 25 anni fa, dove vivo tuttora e dove studio archeologia a Ca’ Foscari, dopo aver conseguito una laurea triennale in Conservazione dei Beni Culturali. La mia vita si divide tra la scrittura e lo studio, principalmente: ho lavorato per qualche anno come collaboratrice esterna per il magazine Cioè, nel 2010 ho pubblicato il mio primo romanzo, Backstage, e ho partecipato a diversi concorsi con racconti brevi. Amo l’arte in tutte le sue forme: vado spesso a teatro, in giro per musei, leggo moltissimo e ascolto musica di tutti i generi.

Come è nata la passione per la scrittura?
E’ cresciuta dalla passione per la lettura. Mia madre mi raccontava le fiabe della buonanotte per farmi addormentare, quando ero piccola, e molto presto ho imparato a leggere da sola, per poi passare al raccontarmi le mie stesse storie, sia la sera, sia durante il giorno quando mi trovavo a giocare da sola. A scuola i temi erano i compiti in classe che preferivo ed è capitato che qualche insegnante mi facesse leggere la mia storia davanti alla classe. Infine, non ho più potuto fare a meno di scrivere, semplicemente: c’è sempre qualche nuova storia da raccontare, personaggi che si impongono, che voglio sviluppare e scoprire.

Qual è il tuo stile?
Uno stile che vuole ricalcare la realtà il più possibile, soprattutto dove tutto appare irrazionale e impossibile; è una descrizione oggettiva degli eventi, facendo trasparire dai personaggi stessi i loro pensieri, piuttosto che da ciò che scrivo, anche se spesso mi diverto a fare la parte del narratore onnisciente. Amo giocare con le parole, creare scenari un po’ onirici per raccontare piccoli eventi, mentre per le ampie panoramiche o nei momenti cruciali mi limito all’essenziale. Cerco di far uscire dal racconto tutti e cinque i sensi usati dai personaggi.

Il genere letterario che preferisci di più?
Leggo di tutto, dipende dal momento, da cosa ho bisogno di sognare, o conoscere. Mi capita di leggere determinati libri unicamente perché so che possono aiutare ciò che sto scrivendo in quel periodo. L’unico genere che non sono ancora riuscita ad apprezzare pienamente è il thriller, ma ho intenzione di recuperare al più presto.

Quale genere letterario non ti piace?
Non escludo nulla dalla mia wish list letteraria.

Come nascono le tue storie?
Da idee improvvise: posso farmi ispirare da un paesaggio, o guardando una persona sconosciuta per strada, ascoltando una musica o vivendo una situazione particolare. Dopo aver abbozzato l’idea di base, inizio a scoprire il mondo in cui verrà ambientata la storia, il protagonista e gli altri personaggi, quale può essere il loro vissuto; è un lavoro lungo che per me richiede più tempo della stesura effettiva del romanzo. Quando è tutto chiaro sia nella mia testa, che nei vari file nel computer e nei fogli scritti a mano sparsi in giro, solo allora scrivo una sinossi da dividere poi in capitoli.

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Mi immedesimo in loro il tempo necessario per scriverli e farli agire, e a volte è complicato perché tutti devono avere una loro individualità ben distinta e non devo mettere in ognuno di loro un po’ di me. E’ una sorta di schizofrenia temporanea.

Come è nata la tua ultima opera?
La Melodia della Memoria è nata dal desiderio di raccontare di una grande amicizia, più forte anche della morte, un’amicizia tra due ragazze totalmente diverse, ma che si completano e si proteggono a vicenda. Bab è stato il primo personaggio nato in funzione di questo romanzo e doveva essere la protagonista, ma poi ho capito che Fanny sarebbe stata più adatta come “angelo custode”. A quel punto è nata Acra Aleon e tutta la mitologia di Orphelia e Kennaz, ho ricercato per ognuna delle streghe del Circolo della Civetta la storia adatta, il background unico e particolare che le ha fatte essere Kennaz con ricordi. Alexis e Caleb sono venuti di conseguenza, mentre Francesco era un personaggio di cui avevo già scritto e che ho ripescato da un vecchio racconto nascosto nei meandri dei file dimenticati. Nel corso della stesura sono stata un paio di volte a Londra per cercare i luoghi giusti per i flashback di Fanny e per trovare l’ispirazione per l’ultima battaglia.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Al momento sto facendo ricerche per un romanzo steampunk ambientato tra Venezia e Londra nell’800: sono le città a cui sono maggiormente affezionata e anche le mie più grandi fonti d’ispirazione, quindi vorrei che il contesto fosse il più autentico possibile. Però ho già scritto il prologo e delineato una serie di personaggi su cui scrivere.

Il tuo sogno?
Scrivere un romanzo storico ambientato nella Babilonia di epoca neo-babilonese, magari sotto il regno di Nabonedo, oppure nel IV sec a.C., in epoca seleucide. Sono un’archeologa orientalista e il mio sogno più grande sarebbe quello di mischiare le mie passioni e i miei lavori e produrre qualcosa di bello e coerente storicamente per far conoscere un po’ di più a tutti quella meravigliosa terra che era la Mesopotamia.

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