martedì 26 maggio 2015

Intervista a Giada Strapparava

Chi è Giada Strapparava?
Giada Strapparava è una ragazza nata in provicia di Verona nel 1994. È una grande appassionata di crimonologia, mentalismo, medicina legale e naturopatia.

Come è nata la passione per la scrittura?
C'è sempre stata. Ho iniziato a scrivere il diario quando ero ancora molto piccola. Sin da bambina adoravo i temi, come le lezioni di Antologia e di Epica. Crescendo poi mi sono resa conto che non riuscivo a spiegarmi come volevo io con le parole, anzi, mi innervosivo e basta perché a volte nemmeno facevo il discorso che dovevo fare. Scrivere per me è stato un po' come iniziare a spiegare l'alstratto.

Qual è il tuo stile?
Uhm, trovo difficile rispondere a questa domanda. A livello di forma, mi piacciono molto i periodi brevi e diretti. Adoro scrivere monologhi e lavorare su temi violenti e tematiche forti. Mi piace soffermarmi sul piano mentale dei personaggi: creare sgomento psicologico e lavorare sui dettagli che circordano il protagonista all'interno di una stanza o di uno sfondo, soffermandomi con particolare attenzione su tutti gli stati d'animo del soggetto.

Il genere letterario che preferisci di più?
Generalmente leggo thriller, horror, distopici e fantasy. Una lettura per colpirmi deve avere pochi limiti e possedere una carica emotiva elevata, quindi molte volte non mi soffermo sul genere, piuttosto sulla forza del contenuto.

Quale genere letterario non ti piace?
Solitamente non leggo rosa, ma mi è capitato di leggere libri di questo genere che ho apprezato molto. Diciamo che il troppo romantico e banale non mi piace e mi annoia, ma se all'interno di una storia d'amore si inserisce azione, dinamicità e suspance allora sì, potrei leggere un romanzo rosa.

Come nascono le tue storie?
Nascono lavorando attivamente sulla psiche della mente umana. Mi piace soffermarmi sulle debolezze e sulle lacune che l'uomo per natura possiede e da lì creare una storia strutturata su avvenimenti e fatti che convertiti riportano a messaggi più profondi. Nei miei scritti mi piace molto lanciare dei messaggi che porteranno il lettore poi in separata sede a riflettere. Sì, c'è molta violenza in ciò che scrivo, ma che bisogno c'è di scandalizzarmi per la realtà?!

In genere ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Sempre. Ogni personaggio possiede una parte di me: un mio fallimento, un mio dolore, una mia debolezza o una mia forza. Scrivere thriller psicologici oltre a essere estremamente meditativo ci insegna anche quando siamo fragili, ma sopratutto come la mente risulta essere la più potente arma letale.

Come è nata la tua ultima opera?
Scrissi il primo capitolo quasi due anni fa, come un piccolo racconto di poche pagine perfettamente autoconclusivo che poi ho ampliato fino a generare un romanzo. L'egoismo del respiro è stato lungo e dannato. Ho avuto diversi blocchi perché non mi sono impostata tracce o scalette: è nato da solo, pagina dopo pagina senza schemi prefissati.

Stai lavorando a qualche altro libro?
Sì, attualmente sto lavorando al mio secondo romanzo. Questa volta però farò un eccezzione: non si tratterà di un thriller, sinceramente non so nemmeno che genere dargli. I temi violenti mi piacciono e in ogni libro ci saranno questo genere di sfumature. Però posso dire che i ricordi, la colpa, la sincronia e il dolore sono i suoi ingredienti fondamentali.

Il tuo sogno?
Mi piacerebbe moltissimo continuare a studiare e diventare medico legale. Mi piacerebbe poi fare delle specialistiche in criminologia e mentalismo e naturopatia. Le malattie mentali mi affascinano moltissimo. Sicuramente continuerò a scrivere e mi muoverò sempre all'interno di questa sfumatura della letteratura. Le idee nella mia testa per i prossimi libri ci sono e ho intenzione di ascoltarle.

Contatti:


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